Il Trentino conserva moltissime testimonianze di quella fede che i nostri avi hanno coltivato fin dal Medioevo. Sono decine gli eremi, quasi sempre in luoghi appartati e impervi, che ancora oggi sono luoghi di preghiera e di meditazione. I più suggestivi sono l’Eremo di San Colombano, costruito nella gola scavata dal torrente Leno all’imbocco della Vallarsa vicino a Rovereto, il Santuario delle Laste, a Trento, quello di San Romedio, in valle di Non, e quello di Montagnaga di Pinè, della Madonna di Caravaggio, uno dei maggiori centri di turismo religioso della provincia di Trento.
La cattedrale di Trento, splendido esempio di stile romanico – lombardo, sull'area in cui era originariamente presente una basilica paleocristiana e dove si trova la sepoltura di San Vigilio, patrono della città e pioniere dell’evangelizzazione di questa terra. La cattedrale l’intero lato meridionale della bellissima piazza Duomo a Trento. La sua attuale fisionomia deriva per buona parte dai restauri effettuati tra ‘800 e ‘900, resi necessari da urgenti problemi statici, che portarono profonde modifiche all’apparato architettonico dell’edificio e ne alterarono la fisionomia originaria.
Di gusto medievale sono le decorazioni architettoniche del rosone con la ruota della fortuna sulla la facciata che dà sulla piazza; dei leoni stilofori del protiro settentrionale e delle colonne "annodate" nella parte absidale. Qui si tennero le sessioni solenni del Concilio di Trento (1545-1563). Una scala consente di scendere nel sottosuolo per visitare la Basilica del VI secolo.
Altre importanti chiese del capoluogo sono l’abbazia di S. Lorenzo, la rinascimentale chiesa di Santa Maria Maggiore, la chiesa dei Gesuiti.
Il santuario sorge su di una roccia alta 90 metri ed è costituito da più chiese e cappelle di epoca diversa, che seguono la conformazione della roccia, collegate tra loro da una ripida scala di 131 scalini. L’edificio più antico, sorto attorno alla tomba dell'eremita Romedio, risale all'anno 1000.
L'intero complesso si articola in 5 chiesette: la chiesetta dell'Addolorata (edificata dopo la 1° guerra mondiale), la chiesetta di S. Giorgio del 1489, la chiesetta di S. Michele del 1514, la chiesa maggiore di S. Romedio del 1536 e la chiesa Antica, che conserva in urne le reliquie del Santo.
L'atmosfera suggestiva che si respira all'interno del Santuario è legata oltre che alla bellezza dell'edificio e della sua ubicazione, alla vita di San Romedio e alle leggende sorte attorno alla sua figura.
Santuario di San Romedio (foto Davide Martinelli)
Il Santuario della Madonna di Pinè è il più celebre e frequentato luogo mariano della terra trentina, meta di pellegrinaggi che provengono pure dalle diocesi vicine, luogo di speranza e conversione. Il santuario sorge a Montagnaga, una piccola frazione del comune di Baselga di Pinè (TN). L'importanza del Santuario è dovuta alle straordinarie vicende che si susseguirono tra il 1729 e il 1730, con ben 5 apparizioni della SS. Vergine, ad una pastorella di nome Domenica Targa, residente nelle vicinanze.
I Baschenis di Averara (Bergamo), maestranze vaganti di artisti, operarono nelle valli trentine di Non, di Sole, Rendena e Giudicarie per circa ottant'anni, fra il 1465 e il 1547. Di questo lungo periodo, rimangono significative testimonianze artistiche soprattutto in Val Rendena.
L’esempio più importante è la famosa “Danza Macabra” che si trova sul fianco meridionale della bella e antica chiesetta di San Vigilio, a Pinzolo: autore è Simone Baschenis che l’affrescò nel 1539. L’affresco è composto da quaranta figure che si snodano per una lunghezza complessiva di ventun metri. La “danza” è una sfilata di personaggi dominati dall'immagine della Morte (uno scheletro) che ghignando ricorda l'inesorabile destino di tutti, con versi rimati in volgare. Ciascun personaggio (imperatore, papa, cardinale, regina, duca, frate, monaca, guerriero, ecc.) procede danzando accompagnato dallo scheletro, accanto al cartiglio con il motto che lo riguarda: una grande personificazione della Morte cavalca devastatrice, e al termine della sarabanda ed all'inizio sono effigiati i simboli della salvazione e della dannazione.
Particolare della Danza Macabra di Pinzolo
La chiesa, eretta forse sulle rovine di un tempio di epoca romana, si trova nel comune di Romeno, in Val di Non, immersa nel verde dei meleti e con una splendida vista sul gruppo delle Dolomiti di Brenta. Le prime documentazioni scritte risalgono al 1187, anche se l’origine è forse più antica. All’interno, nell’abside sinistra, si può osservare il suggestivo dipinto raffigurante Cristo benedicente circondato da cherubini risalente agli inizi del XIII secolo.
E’stata inserita, assieme al santuario di san Romedio ed alla basilica di Sanzeno, nella Via Romanica delle Alpi che collega le vallate alpine dalla Val di Non con l’Engadina attraverso la Val Venosta e l’Alto Adige alla scoperta dei siti romanici più interessanti delle Alpi.
Questo imponente santuario racchiude in sé le radici della storia religiosa e della tradizione dell’intera Valle di Non ed è uno degli esempi più significativi dell’arte tardo gotica nel Trentino.
La chiesa, in stile gotico-rinascimentale, è stata edificata dove sorgeva un tempio pagano dedicato a Saturno e nel luogo in cui vennero trovati nel 1472, nella cripta dell’antica basilica vigiliana, le reliquie dei Santi Martiri in un sepolcreto paleocristiano. L’interno è gotico a croce latina a tre navate suddivise da otto colonne di pietra bianca. L’abside ha forma pentagonale e l’altare maggiore marmoreo del 1771 di Domenico Taliani di Rezzato ospita la pala di Gianbattista Lampi che raffigura i tre Martiri nella gloria.