Passo Campo Carlo Magno segna lo spartiacque fra il bacino del Sarca e quello del Meledrio-Noce. Proprio lassù, alla testata della Val Rendena si trova Madonna di Campiglio, vera perla delle Dolomiti. Calando in valle, mentre la vista spazia sulle fantasiose costruzioni del Gruppo di Brenta, s’incontra Sant’Antonio di Mavignola e, sul fondo, Carisolo e Pinzolo (preziosa la chiesa di San Vigilio con l’affresco della “Danza macabra” dipinto da Simone Baschenis nel 1539). E qui nella piana di Pinzolo-Carisolo sbocca la Val di Genova. All’inizio di essa un altro monumento affrescato dal Baschenis (chiesa di Santo Stefano), ma inconfutabilmente il più bel monumento è quello naturale costituito dall’intera valle, ancora miracolosamente intatta, dove l’acqua è l’elemento dominante. Sono spettacolari le cascate di Nardis e del Lares e scenografico tutto il fondo tagliato sull’orizzonte dai ghiacciai del massiccio Adamello-Presanella.
Riprendendo la passeggiata per la Rendena (interamente percorsa da un fantastica pista ciclabile) gli abitati si susseguono stesi nel verde del fondovalle. Si chiamano Giustino, Massimeno, Caderzone, Bocenago, Strembo, Spiazzo, Pelago (in fregio alla strada la chiesa cimiteriale di Sant’Antonio Abate affrescata dai Baschenis) e in senso ortogonale ad essa la valle di Borzago (sbarrata sul fondo dal Carè Alto, bianco di neve eterna), Vigo, Darè, Iavrè, Villa e Verdesina.
Tanti paesi di montagna, alcuni appena sfiorati dal boom turistico, ognuno con le sue tradizioni e il suo patrimonio culturale, fatto di bande, cori di montagna, associazioni di volontariato, vigili del fuoco, sagre e feste di paese, che affascinano e incuriosiscono il turista più attento e sensibile.
La Val Rendena è famosa anche per i prodotti caseari, come la Spressa delle Giudicarie Dop, e gli insaccati. Ottimi sono la salamella, servita cruda o cotta, il salame all'aglio di Caderzone e la pancetta nostrana agliata, stagionata anche tre mesi.
Val Rendena
Quel mondo di pietra di rara bellezza che i solchi vallivi delle Giudicarie, della Rendena, del Meledrio, del Noce e la depressione di Molveno isolano è essenzialmente il regno dell’alpinista. Un regno fatto di maestose pareti, di arditi campanili, di torri imponenti, che è stato conquistato dopo tenace lotta e piegato alla volontà di ardimentosi scalatori che lo hanno aggredito sul finire dell’Ottocento aprendolo poi anche ai più numerosi escursionisti.
Il Gruppo, che si sviluppa in direzione sud-nord per circa 35 chilometri e in larghezza per circa 12, assume solennità e particolare interesse nella sua parte centrale che può essere raggiunta tanto dai versanti di oriente e d’occidente (Pinzolo e Madonna di Campiglio), quanto dalle zone apicali attraverso la valle d’Algone, la valle d’Ambiez, oppure con partenza dal lago di Tovel.
Per agevolare l’avvicinamento dei rocciatori alle basi d’attacco delle pareti e per consentire ai meno esperti d’alpinismo una escursione nel Gruppo dolomitico, è stata tracciata un’alta via che, passando attraverso le varie bocchette e collegando i singoli rifugi, solca la catena del Brenta. E’ appunto questo il “Sentiero delle Bocchette”, ampiamente illustrato dalla cinematografia specializzata e dalla letteratura alpinistica.
Le Dolomiti di Brenta dal Doss del Sabion
E’ un vero sistema di percorsi attrezzati che attraversa il Brenta Centrale. In senso stretto le Bocchette, contrassegnate dal segnavia 305, collegano il Passo del Grostè (a nord) alla Bocca di Brenta (a sud) con il Sentiero Alfredo Benini dal Passo Grostè alla Bocchetta di Tuckett, le Bocchette Alte tra la Bocchetta di Tuckett e la Bocca degli Armi, il tratto centrale delle Bocchette dalla Bocca degli Armi alla Bocca di Brenta. Quindi si può continuare con il Sentiero Brentari e la ferrata Castiglioni, fino al rifugio XII Apostoli. Ma sono molte le altre vie che arricchiscono questo asse longitudinale, sfruttando i percorsi naturali delle cenge e delle forcelle, costituendo una rete di itinerari quanto mai interessante, i cui tratti sono intitolati a soci della Sat (che cura la manutenzione delle vie attrezzate) o a finanziatori dell’opera. Le Bocchette (difficoltà EEA) richiedono esperienza e soprattutto assenza di vertigini, e vanno percorse con adeguata attrezzatura (indispensabile casco e set da ferrata, utili ramponi e piccozza). Il periodo ideale va da luglio a settembre, con variazioni a seconda della presenza delle nevi in quota. Complessivamente permettono una traversata del Brenta in 4 o 5 giorni, con tratti da rifugio a rifugio di 3-4 ore che possono essere concatenati tra loro. L’accesso più comodo è dalla Valle di Campiglio, con la cabinovia che sale da Campo Carlo Magno al Passo del Grostè, e discesa finale dal rifugio XII Apostoli per la Val Nardis e infine con la cabinovia del Doss del Sabion di Pinzolo. In caso di necessità si può interrompere o abbreviare l’itinerario scendendo a valle dai rifugi. (a cura di Luisa Masè e Adriano Alimonta)
Il paese di Pinzolo, con i confinanti Carisolo e Giustino, si trova nella parte superiore della Rendena: qui la Valle di presenta molto ampia e pianeggiante, prima di inerpicarsi verso Madonna di Campiglio e di restringersi a destra nella selvaggia Val Genova. Le sue antiche origine sono testimoniate dalla chiesa di San Vigilio, eretta probabilmente prima dell’anno Mille, anche se l’impianto attuale risale al 1515. Anche il turismo gode a Pinzolo di antiche tradizioni: i primi hotel risalgono infatti alla fine dell’Ottocento, quando la zona incominciò ad essere frequentata da scalatori provenienti soprattutto dall’Inghilterra e dalla Germania. Ma il vero boom turistico iniziò negli anni ’60 con la realizzazione di strutture turistiche per l’estate (tennis, campi da calcio, parchi) e dei primi impianti di risalita al Doss del Sabion. Molto diversificata e i ottimo livello la dotazione di strutture ricettive. L’area sciabile è servita da moderni impianti di risalita e le piste, tutte attrezzate con innevamento programmata saranno collegate con quelle del vicino comprensorio di Madonna di Campiglio (e Folgarida-Marilleva) con un modernissimo impianto che entrerà in funzione per la stagione invernale 2009/10. Ricchissima la dotazione di impianti sportivi di Pinzolo e della valle: campi da tennis, calcio, campi da golf, bocce, palaghiaccio, piscine, tiro con l’arco, minigolf, palestra, mountain bike, parapendio, percorsi vita.
Dal 2006, Pinzolo è sede del ritiro pre-campionato della Juventus: per due settimane in luglio, infatti, i campioni bianconeri svolgono la preparazione estiva presso il suggestivo Stadio Pineta, circondati dal tifo di migliaia di sostenitori provenienti da ogni parte d’Italia e non solo.
La chiesa di San Vigilio a Pinzolo è famosa per gli artistici altari, per gli affreschi interni e soprattutto per "La Danza Macabra", l'affresco esterno posto sulla facciata Sud. "Io sont la Morte/ che porto corona/ sonte signora/ de ognia persona…". Così inizia il crudo poema della morte che accompagna il celebre affresco della danza macabra dipinta da Simone Baschenis de Averara nel 1539.
Il corteo macabro inizia con un gruppo di tre scheletri musicanti, il primo dei quali, seduto su un trono rudimentale, porta in testa la corona a simbolo della Morte sovrana, cui deve sottostare la stessa volontà divina secondo le parole attribuite ai Crocefisso: "O peccator pensa de costei/ la me a morto me che son signor de lei!". L'affresco non propone solo uno degli elementi più significativi della storia medievale trentina, ma assume il carattere di un'allegoria della morte universale che arriva fino a noi, cioè del destino inesorabile a cui nessuna creatura umana può sottrarsi; e in questa problematica esistenziale la morte si ricollega alla vita perché è ammessa come personaggio agente. Nella "unione degli opposti" la sorpresa e lo stupore scompaiono e ci rimane solo l'accettazione del tutto che proclama se stesso.
All’inizio della Val di Genova, poco dopo l’abitato di Carisolo, sulla sommità di una roccia che strapiomba sul fiume Sarca in mezzo ad un paesaggio alpino di rude bellezza, si trova la chiesa di Santo Stefano. Fondata nel Trecento e rifatta quasi interamente nel corso del Cinquecento, è nota, oltre che per la sua architettura di rustica ma interessante impronta, per il complesso di affreschi di Simone Baschenis (1519). Il pittore bergamasco ha qui effigiato episodi della vita di S. Stefano, i sette vizi capitali ed una “danza macabra”.
A metà valle, nei pressi dell’abitato di Pelago, la deliziosa chiesetta di Sant’Antonio presenta larghe falde del tetto che gli conferiscono un carattere rustico assai singolare ed interessante, come certe altre chiese delle Valli di Sole e di Fassa. E' assai importante anche per il complesso degli affreschi sulla facciata, adombrati appunto dalla sporgenza del tetto, e del fianco sud, opera di Dionisio Baschenis, che li portò a termine nel 1493.
Chiesa di San Vigilio - Pinzolo