La classe dell’ambiente che circonda San Martino di Castrozza (1467 m di quota) ha richiamato fin dall’Ottocento un turismo d’alto livello. Anche qui, come in altre località alpine, si è polarizzata dapprima l’attenzione degli alpinisti protagonisti dell’epoca eroica, che con l’andar del tempo si è dilatata sul più fervido terreno turistico. La vocazione vacanziera di questo territorio si è manifestata già in epoca omai lontana, ancorché si fosse allora in presenza di un ospite piuttosto particolare e modesto.
Anche qui è stato un ospizio per pellegrini il prototipo di quella organizzazione ricettiva che in ben altri modi e termini viene assicurata ai nostri giorni. Era allora poco più del Mille quando i Benedettini costituirono quell’apprestamento per dar ricovero ai viandanti che passavano da Fiemme a Primiero valicando il Rolle. I pochi monaci affidati alla cura del loro priore ressero il convento fino alla soppressione del 1418, dopo di che chiesa, ospizio e convento passarono nelle mani del clero secolare. Per avvertire un qualche sviluppo di chiara attività alberghiera si deve arrivare al secolo XIX quando appunto si avviò quel fervore alpinistico che è stato il lievito del turismo montano.
Nacque nelle Dolomiti l’alpinismo sportivo e sulle verticalità di queste montagne Welzenbach sperimentò la scala delle difficoltà. La disciplina trovò specificazione come “alpinismo dolomitico”, differenziandosi per aggressività e tecnica da quello classico che, più alla buona, veniva praticato sulle montagne svizzere e valdostane. I rocciatori, gli arrampicatori, i crodaioli del mondo dolomitico erano diventati gli “orientalisti” in contrapposto agli “occidentalisti” dell’altra estremità dell’arco alpino. Il fatto emulativo poi s’acquetò e si disciolse a vantaggio di un solo alpinismo.
La scoperta di una montagna più umana con la quale sembrava più facile instaurare un rapporto con l’uomo, le contese con i tradizionalisti, le disquisizioni per modernizzare la disciplina alpinistica e il sopravvento conseguito dagli “orientalisti” hanno imposto all’attenzione del mondo alpinistico questa regione. E ad esso si sono venute accodando la nobiltà e la borghesia di mezza Europa dando impulso alla costituzione delle basi di quell’industria del forestiero che ha gradualmente mutato le condizioni di vita di intere vallate, sicché oggi l’economia turistica ha il primato sulle originarie, tradizionali e avare risorse di un tempo.
I grandi complessi alberghieri dall’inizio del XX secolo hanno conosciuto ben presto anche difficoltà e distruzioni all’epoca del primo conflitto mondiale; sono poi risorte, hanno avuto ancora alterni momenti di splendore e di oblio, finché, dopo la seconda guerra, nuova ara si è riversata su San Martino di Castrozza, grazie agli impianti di risalita e agli sport invernali, imprimendogli la forza per una radicale trasformazione che l’ha portata a diventare una tra le località più frequentate delle Alpi.
San Martino di Castrozza - Vista dall’alto (foto www.scalet.it)
Il Cimon della Pala che si eleva sopra il Passo Rolle, facendo pilastro sull’angolo di nord-est del Gruppo delle Pale di San Martino è l’immagine dell’intero massiccio. E’ il “Cervino delle Dolomiti”, ma forse con una taglia più umanizzata rispetto a quello: è pallido il gran gigante al far dell’alba, ma poi si va tingendo a poco a poco con tonalità sempre più calde fino ad assumere quella vigorosa del rame allorquando tutto s’accende per raccogliere l’ultimo saluto del sole.
Pur non raggiungendo il tetto del Gruppo, il Cimone è l’incontrastato sovrano di tutto l’ambiente. Sopravanza sulla cupa selva di Paneveggio e si fa notare distintamente fin dal fondo della Valle di Fiemme. Dall’altro versante ricompare netto sull’orizzonte quasi custode del valico del Rolle. Le pareti, i campanili, le esili torri che fanno da gran scenario a San Martino di Castrozza e alla conca del Primiero, che si elevano sulla Val Canali e che continuano nell’Agordino per chiudere l’anello appunto al Rolle, si chiamano con i nomi più prestigiosi del sistema dolomitico: la Cima Rosetta, la Pala di S. Martino, il Sass Maor, il Velo della Madonna, la Cima Canali, la Croda Grande, l’Agner, il Mulaz, il Focobon e la Cima Mezzana. E al centro dell’altopiano, che spoglio di vegetazione si spande a 2500 metri, il nevaio della Fradusta e qualche laghetto sono le componenti di un paesaggio formato di calcari e di dolomia.
Situato a 1980 m di quota, Il passo Rolle collega San Martino e il Primiero alla Valle di Fiemme. Non è un paese vero e proprio ma un piccolo nucleo abitato con alcuni alberghi, ristoranti, bar e negozi. Costituisce punto di partenza per escursioni a piedi, in mountain bike ed arrampicate nel gruppo delle Pale.
Passo Rolle - Riflessi serali a Baita Segantini (foto Jack Brauer www.widerange.org)