Non a caso il capoluogo trentino ha trovato collocazione nel grande solco dell’Adige, poco a sud della confluenza del Noce e di quella con l’Avisio e in corrispondenza dei più modesti corsi del Ferina e del Vela. Là dove è facile capire come un presidio potesse assumere, nei secoli passati, importanza determinante a fini strategici.
Il luogo è ampio, sulla direttrice di collegamento tra il mondo latino e quello germanico e punto di convergenza delle vie di comunicazione con le vallate laterali.
Trento – Fontana del Nettuno
Divenne centro rispettabile con i Galli Cenomani, ma assunse importanza con i Romani, riconosciuta e dichiarata con l’appellativo di “splendidum municipium” attribuitogli dall’imperatore Claudio nel 49 d.C.
In connessione con la preminente funzione militare dell’originario caposaldo sono le numerose distruzioni subite, le ricostruzioni, le difficoltà di accrescimento, mentre il grande corso d’acqua che teneva il piano poneva ulteriori remore con le sue ricorrenti inondazioni.
Divenne ducato dei Goti e dei Longobardi e marca dei Franchi finché, nel 1027, ebbe inizio il potere temporale dei vescovi nel principato tridentino, principato che conobbe momenti di autentico splendore e che solo dopo otto secoli veniva soppresso all’epoca dell’occupazione napoleonica (1796). Sul terreno politico i principi-vescovi svolsero un ruolo di mediazione fra il potere imperiale germanico o, più tardi, austriaco, e quello papale; su quello ecclesiastico l’avvenimento che li vide grandi attori fu il Concilio Ecumenico Tridentino (1545-1563).
Il cardinale Bernardo Cesio, il brillante principe rinascimentale di raffinata cultura umanistica, avviò quel rinnovamento edilizio ed artistico che, appena morto, consentì dignitosa ospitalità ai padri conciliari ed al loro seguito, che trasformò la città dotandola di solenni palazzi, che portò all’ampliamento del castello del Buonconsiglio sì da renderlo vera reggia del principe tridentino.
A seguito del Congresso di Vienna (1815) le terre tridentine passarono all’Austria e, al crollo dell’impero austro-ungarico (1918), vennero incorporate al Regno d’Italia.
Oggi la città è sede della Provincia Autonoma di Trento e della Regione Trentino-Alto Adige.
L’impronta di un principato è evidente non solo nell’antico nucleo storico, ma risalta anche alla periferia: tanto in quella immediata quanto in provincia. L’armoniosa Piazza del Duomo è il fulcro cittadino. Su di essa si affacciano edifici notevolissimi per motivi architettonici e pittorici. Innanzitutto il complesso del Duomo (cattedrale di San Vigilio), che fa lato con la sua fiancata di settentrione nella quale si riscontra la purezza di linee che il maestro comancino Adamo d’Arogno ha saputo dare all’imponente fabbrica commissionatagli dal colto vescovo Federico Vanga sul principio del XIII secolo. L’austera cattedrale costituisce uno dei più splendidi monumenti dell’architettura lombarda dove lo stile romanico s’innesta su concezioni gotiche. Nella elegante parte absidale forma corpo con il “Castelletto” determinando un suggestivo insieme di masse movimentate in senso orizzontale e verticale, materializzandosi simbolicamente l’unione del potere politico a quello religioso nelle mani del principe vescovo. Il Castelletto tiene posizione d’angolo mentre in aderenza, sul lato di mattina della piazza, continua il maestoso Palazzo Pretorio con affiancata, all’altra estremità, la bella Torre di Piazza o Torre Civica.
Sugli altri lati che serrano il quadrangolo, dominato dalla imponenza della barocca fontana del Nettuno, alla solenne severità dei monumenti citati fa riscontro una sinfonia di edifici, ora intonati alla tradizione trentina scevra da ogni ricercatezza, ora soffusi di una grazia tipicamente veneto-lombarda che poi si ritrova in quei palazzi coperti, alla stessa maniera, di festosi ornati che stanno a lato di via Belenzani, l’antica “Via Larga” che si stacca diritta da mezzo la piazza in direzione nord o sulla parallela via Oss-Mazzurana, o, ancora, sulla via del Suffragio.
L’edilizia religiosa è autorevolmente rappresentata dalla basilica di Santa Maria Maggiore, dove di raro pregio è la cantorìa; dalla gotica parrocchiale di San Pietro; dalla chiesa di San Francesco Saverio – che del barocco è il miglior esempio che si ha a Trento – e da quella della SS. Trinità; dal romanico S. Lorenzo, il bel tempio del Duecento che già fece parte del monastero benedettino dapprima e domenicano in tempo successivo; dalla caratteristica chiesa di S. Apollinare e da altre ancora.
Con i vescovi Giorgio I di Lichtenstein e il raffinato umanista Giovanni IV Hinderbach arrivò in città un soffio dell’arte cortese, del gotico fiorito e del rinascimento, ma con l’avvento del grande Cesio iniziò un fervore di opere che cambiò volto alla piccola Trento. Al Castello del Buonconsiglio aggiunse il “Magno Palazzo2, provvide ad un riassetto cittadino e là dove il principe non poté intervenire direttamente sollecitò l’iniziativa privata. Così le vie del vecchio agglomerato urbano si arricchirono di splendidi palazzi, composti secondo un’unità estetico-edilizia che fortunatamente non è stata turbata nelle epoche posteriori.
Il cardinale Cristoforo Madruzzo, che ebbe l’avventura dell’ospitalità del Concilio, proseguì l’opera fervida del suo illustre predecessore intesa all’esaltazione della funzione rappresentativa della città e come lui proiettò la sua attenzione anche al di là delle mura urbane, sicché vediamo portata a compimento la fastosa Villa delle Albere e realizzata Villa Margone.
Dopo il ‘500, con il processo di lenta decadenza del principato, si affievolisce di pari passo quel fervore d’opere. Il prestigio ormai era compromesso e solo l’imponente mole del palazzo Galasso è sporadica eccezione del ‘600.
Dal Cinquecento il volto di Trento ne usciva integralmente rifatto e all’interno dei fastosi edifici rimase un patrimonio artistico di proporzionato valore, se non talora di maggior pregio.
Ai margini del centro storico, in prossimità della stazione ferroviaria, immerso in un piccolo ma pregevole parco, si trova il monumento a Dante, dello scultore Cesare Zocchi, uno tra i più imponenti e significativi fra quanti eretti al Divino Poeta.
La forte espansione edilizia della città ha trovato sfogo per la parte residenziale sulla fascia collinare che corre alla quota di Villazzano, di Povo, di Cognola e di Martignano. Sulla parte opposta c’è il balcone di Sardigna da dove si spazia sull’intera città e sulla media valle dell’Adige e sui monti che ad essa fanno corona. Anzi, l’occhio corre al di là del Calisio e scopre l’altopiano di Pinè, il Monte Fravòrt, il Monte Panarotta e altri ancora. Sulla destra, di chi guarda, è la Vigolana con ai piedi il sobborgo di Matterello e sulla sinistra la Raganella. Più a monte, continuando a risalire oltre Sardigna, è la stazione turistica del Monte Bondone, solidamente affermata in senso turistico-estivo e, maggiormente invernale.
A Trento si tiene ogni anno dal , tra aprile e maggio, il più antico ed acclamato festival internazionale dedicato alla montagna, all’esplorazione e all’avventura. Il programma del Trento Filmfestival propone una ricca selezione di film, fiction e documentari, film narrativi e documentari d’autore, presentando uomini in relazione alla natura e alla montagna. Nell’ambito del Festival si svolgono anche diversi eventi e mostre dedicate alla montagna e a celebri alpinisti internazionali.
Il 19 marzo la città è invasa da migliaia di persone per l’antica Fiera di San Giuseppe. E’ la sagra che saluta l’inizio di primavera offrendo al contadino quanto gli possa necessitare nella buona stagione per l’azienda agricola. Il centro storico si anima di centinaia di bancarelle ed espositori, mentre nell’ex magazzino ortofrutticolo sono in mostra decine di mezzi agricoli, animali da cortile e stalla, ditte e associazioni artigianali.
Città tipicamente mitteleuropea, Trento viene spesso definita come “la prima città italiana dopo il Brennero”. Proprio per questo motivo assorbe nei secoli tradizioni di entrambe le culture, la più importante e conosciuta delle quali è sicuramente il “Christkindlmarkt”, i famosi Mercatini di Natale, che animano Piazza Fiera nel periodo dell’avvento.
Il Monte Bondone è una stazione turistica storica in Trentino. Fu proprio su queste nevi che lo sci mosse i suoi primi passi in regione. Nel 1934 vi fu installato il primo impianto di risalita (uno slittone) e dal 1959, per molti decenni, è stata sede del Trofeo Topolino di sci alpino, l'appuntamento mondiale più prestigioso per lo sci giovanile. E’ la montagna dei trentini (a soli 15 km dal capoluogo) e domina la vallata dell’Adige, al cospetto delle cime della Raganella e delle Dolomiti di Brenta.
Al centro del Bondone, a circa 1500 metri di quota, si trova l'altopiano delle Viotte, circondato da quattro cime: il Monte Palon (2090 m di quota) e dalle le cosiddette Tre Cime del Bondone (Monte Cornetto (m 2180), Doss d'Abramo (m 2140) e Cima Verde (m 2102), che costituiscono un’area naturalistica protetta. L'altopiano è chiuso verso Ovest dalla Rosta (m 1832) che si affaccia sulla Valle dei Laghi. Lungo la strada che collega Trento al Monte Bondone, si trovano le località di Candriai (960 m), Vaneze (1300 m) e Vason (1650 m).
Riserva Naturale integrale Tre Cime del Monte Bondone (foto www.scienze.unitn.it)