Nel grande abbraccio delle catene del Brenta delle Maddalene, del Luco e del Roen si spande la Valle di Non – o Anaunia -, la quale forse dovrebbe essere considerata piuttosto altopiano.
Un territorio comunque di grande respiro, solcato dal noce ed eroso da torrenti e ruscelli di questo tributari. La massima incisione è la risultante di un fatto naturale sommato ad uno artificiale: il lago di Santa Giustina che si sviluppa come fiordo fra il ponte di Mostizzolo e la grande diga eretta a valle. Sono sette chilometri e mezzo di bacino che rompono l’altopiano con taglio netto.
Più sotto il territorio perde la fisionomia che caratterizza l’emiciclo settentrionale per assumere un chiaro aspetto di valle fino al limite meridionale, allorquando il Noce, superata la chiusa della Rocchetta, prosegue il suo corso, attraverso la Piana Rotaliana, per raggiungere l’Adige.
Nella valle si impone con autorevolezza la coltura del melo. E’ la base dell’economia agricola – che è la prevalente -, la quale si integra con il turismo e l’allevamento del bestiame.
Castel Cles e il sottostante lago di Santa Giustina
Solo per cenni si può parlare degli abitati perché sono tanti da non consentirne una rassegna completa. Su tutti emerge Clés che della vale è il fiorente capoluogo. Ha origini antiche e la “Tavola Clesiana” ne attesta la romanità. Lo storico documento, fuso nel bronzo e reperito ai “Campi Neri” appena fuori dell’abitato, codifica la concessione della cittadinanza romana che l’imperatore Claudio fece agli Anauni, ai Tulliassi e ai Sindoni nel marzo del 46 d.C.
In faccia, sull’altra sponda, gli fa riscontro Fondo, attorno al quale fervono altri villaggi, minori in termini demografici, ma non per interesse turistico. In questa parte di nord-est – l’Alta Anaunia, per contraddistinguerla con la sua denominazione corrente – si riscontra una vocazione turistica ben marcata rispetto all’intero comprensorio. Quassù c’è Ma losco, Ronzone, Sarnonico, Ruffrè, Cavarono e Romeno; sotto stanno Sanzeno, Coredo, Taio e Mollaro; passando sulla destra si notano Cavedago, Denno, Cuneo, Flavon e Tenno, altro bel centro all’imbocco della selvaggia Valle di Tovel.
Sulla “terza sponda” occupano il terrazzamento rivolto a mezzodì i cinque comuni di Cagnò, Revò, Romallo, Clòz e Bréz con le poche loro frazioni. Altri interessanti centri sono nel Mezzalone, nella Valle di Bresimo e nella Valle di Rumo, tutti incuneati tra i territori anaune e solandro (val di Sole).
A cominciare ancora da Cles merita segnalazione il “Palazzo Assessorile”, l’attuale sede del municipio che già fu del principato vescovile con designazione al suo assessore per le Valli di Non e di Sole, e prima ancora dei potenti signori di Cles; una certa considerazione va attribuita alla chiesa dell’Assunta tanto sotto l’aspetto architettonico, quanto sotto quello del patrimonio artistico in essa conservato.
In terra anaune non c’è insediamento umano che non abbia qualche costruzione che si faccia ammirare per nobiltà di linee e dove, soprattutto, non spicchi un campanile e una chiesa di un qualche interesse.
Ma monumento religioso più singolare di San Romedio non c’è: non per nulla è stato definito il santuario più caratteristico d’Europa. Nella forra, dove sta in appartata solitudine la strana costruzione, il pittoresco, il romantico, lo scenografico e l’ascetico si fondono in armoniosa composizione.
Tra le bellezze naturalistiche, merita una particolare menzione il lago di Tovel, diventato famoso per il singolare fenomeno dell'arrossamento delle sue acque. La sua notorietà non è venuta meno nonostante da quasi 40 anni la diminuita presenza dell'alga unicellulare Glenodinium sanguineum non permetta più il ripetersi di quello spettacolo eccezionale. Il lago rimane comunque un gioiello ambientale per la naturale colorazione delle acque e per la bellezza del territorio circostante.
Lago di Tovel (foto Luca Tomasi)
Nel paesaggio della Val di Non si inseriscono con autorità e ne diventano parte di rilievo le molte costruzioni feudali, che da fortezze alpine si sono evolute in fastose residenze. I castelli, insieme alle tante pievi, narrano la lunga storia di questa terra e della sua attiva popolazione.
Castel Thun è una splendida costruzione comitale serrata entro un sistema di fortificazioni quattro-cinquecentesche, dotata di una ricca biblioteca e di una preziosa quadreria. In fianco a Taio sorge in luogo solitario e suggestivo Castel Braghèr, che raccoglie un patrimonio in valutabile di tele, di arazzi, di argenterie, di mobili, d’armi. Altrettanto eccezionale è la cappella, eretta a lato del cortile, per il ciclo di affreschi del Quattrocento. In faccia al lago e alla spianata dell’Alta Anaunia sta Castel Cles: non costruzione bizzarra come quella di Braghèr, ma edificio dal timbro rustico-signorile, tutt’oggi proprietà dei Baroni di Cles che hanno dato al principato e alla chiesa tridentina la personalità più forte e illustre dei secoli passati: quel cardinale Bernardo Cesio che da signore resse il principato con saggezza e lungimiranza e che da dotto umanista promosse un rinnovamento culturale ed artistico sì da lasciare impronte sontuose e incancellabili un po’ dappertutto nel territorio sottoposto al suo governo e, soprattutto, a Trento.
Alquanto fuori mano e arcigno è Castelfondo: tiene posizione sopra i burroni rosi dalla Robiola e dalla Novella. Anche questo maniero resiste in ottimo stato di conservazione: anzi, è tuttora abitato. Splendide la sala della biblioteca, la quadreria, la loggia con una rara collezione di armi da guerra. Altri castelli in ottimo stato di conservazione sono Castel Valer, di cui è caratteristica la torre ottagonale alta quaranta metri, e notevoli sono taluni saloni, la loggia e la cappella; Castel Nanno, ricostruito, secondo una certa tradizione, su disegno del Palladio; Castel Ma losco e Castel Malgolo.
Le mele rappresentano il prodotto agricolo simbolo di questa zona, la cui qualità è da tempo riconosciuta a livello europeo e mondiale. A testimonianza e giusto riconoscimento di questa tradizione secolare nell’anno 2003 la Comunità Europea ha assegnato la DOP “Mela Val di Non” alle varietà Renetta Canada, Golden Delicious e Red Delicious. I meleti si trovano ad un'altitudine compresa tra 450 e 900 m: le condizioni climatiche e pedologiche sono ideali e rendono da sempre questa valle una delle zone più vocate al Mondo per questa coltura. E' anche per questo che in Val di Non la tradizione della coltivazione del melo è documentata da oltre 2.000 anni.
Ogni anno, lo spettacolo primaverile della fioritura dei 25 milioni di alberi vestiti di bianco viene festeggiato con la Manifestazione 4 Ville in fiore, una corsa non competitiva tra le campagne, i boschi e i castelli di Tassello.